Durante il periodo delle lezioni all’Accademia di Brera (2006-2010), sebbene le pressioni da parte di docenti e ambiente in generale non mancassero, non mi sono mai concentrato su una ricerca artistica personale propriamente detta; mi interessava di più seguire le lezioni teoriche affiancando ad esse esperimenti estetici e pratica lavorativa nel settore pubblicitario.
Nel 2011 però, a cavallo tra il conseguimento del Diploma Accademico di Primo Livello e la formazione in ambito illuminotecnico all’EMIT Feltrinelli, compio i primi e ultimi tentativi di una carriera artistica iniziata tardi e durata poco.
L’ambiente era frizzante, contando il poco spazio dedicato all’arte mutimediale in Italia: Milano poteva vantare alcune attività dedicate e non mi facevo mancare escursioni all’estero tra Berlino e Linz per i principali festival del settore. Durante la premiazione del concorso Milano in digitale vinto dall’artista e amico Alessio Chierico, entrai in contatto con la Fondazione D’Ars e partecipai alla prima edizione di MeltingPot: Cantieri Creativi per la New Media Art.
La mia parte fu quella di mediare tra i tecnici propriamente detti, Davide Todaro e Manuel Buscemi, e l’artista autrice dell’opera Matilde De Feo. Il risultato fu INSECTIONE/Défiguration, una performance sulla scenografia interattiva e un’istallazione basata sullo stesso dispositivo. La mostra durò una ventina di giorni e fu seguita dalla pubblicazione di un catalogo edito da D’Ars.
Nello stesso anno colsi l’occasione di partecipare a un premio d’arte nella mia città natale: il Premio Combat, organizzato dall’associazione BlobArt. Venni selezionato tra i finalisti dal curatore indipendente Davide Nicola Angerame e partecipai alla bella collettiva presso Bottini dell’Olio a Livorno. L’opera si intitolava Memento Mori e anche se si trattava un dispositivo interattivo basato sul controllo di strisce di Led RGB da parte un sensore di distanza a infrasuoni controllato dalla scheda Arduino, partecipò nella sezione pittura. L’opera è riportata nel catalogo della mostra edito da Sillabe.
Sempre nel 2011 partecipai a un iniziativa promossa dal Gruppo Envie, il Premio Envie. L’opera scultorea in presentazione doveva essere destinata alla decorazione del cortile interno di un palazzo signorile in Brera a Milano. Venni selezionato, anche in questa occasione proponendo un sistema interattivo: PhotoSynthesis, una grande pianta rampicante disegnata attraverso sistemi di grafica generativa, con foglie di pannelli solari e un sistema di illuminazione. La luce avrebbe cambiato colore in base ai livelli d’inquinamento dell’aria. Il modellino funzionante è stato esposto nella Chiesa sconsacrata di San Carpoforo a Milano e le tavole progettuali pubblicate sul catalogo edito da Skira.
La vincita di una borsa di studio e la conseguente ripresa degli studi al Biennio Specialitico della Nuova Accademia di Belle Arti, insieme all’intensificazione delle attività politiche e religiose, decretarono la sospensione dell’attività artistica propriamente detta.
Dopo aver collaborato al progetto AWARE per la competizione ST Innovation Cup, Elena Malara, Erica Falcinelli ed io decidemmo di fondare un collettivo artistico da nome Ordinaria Amministrazione. L’idea era di dare forma a opere che mettessero in luce i limiti dell’umanesimo, mostrando territori sfumati tra animali, esseri umani e tecnologie.

Il primo progetto a cui ci dedicammo fu Masquerade, nato dalla collaborazione con il dipartimento di computer vision di ST Microelectronics si basava sullo sfruttamento del mimetismo animale per rendersi irriconoscibile ai dispositivi di face recognition. Il progetto partecipò a diverse mostre collettive in europa e nordafrica e vinse il secondo premio del Concorso Nazionale Arte Novara nel 2014.

Il secondo progetto che realizzammo con Ordinaria Amministrazione fu dedicato a MED-3R Plateforme Stratégique euro-méditerranéenne pour une gestion adaptée des déchets, un progetto europeo raccolto e promosso dal Comune di Genova nella forma di REUSE[re-use], una serie di numerose attività tra le quali una mostra per tre opere finaliste da realizzarsi esclusivamente attraverso il riutilizzo di materiali plastici. L’opera esposta presso il Palazzo Verde di Genova, si intitolava Recycle Readymade, ed era semplicemente l’istallazione nello spazio espositivo di tre nidi realizzati dagli uccelli intrecciando sterpi e fili di plastica per l’imballaggio della frutta.

Il terzo e ultimo progetto, mai completamente realizzato dal collettivo si intitolava Smart Mistakes. Prendeva spunto dal tema dello Share Festival di Torino del 2010, dedicato all’estetica dell’errore, e in particolare da un intervento tenuto dal genetista Edoardo Boncinelli, intitolato “Errori di successo”. Nell’intervento il Prof. Boncinelli sosteneva che gli errori di trascrizione del codice genetico stavano alla base dei processi evolutivi di differenziazione delle specie viventi. Il progetto artistico prevedeva di investigare i cambiamenti delle strutture formali dovuti ad errori di copia e trascrizione tra fisico e digitale. Il processo iniziò scegliendo il modello da cui partire: acquistammo un fringuello delle Galapagos impagliato e lo scannerizzammo con uno scanner 3D, poi ne facemmo un nuovo modello fisico con una stampante 3D senza correggere gli errori, ne quelli di cattura ne quelli di stampa, il processo venne ripetuto altre tre volte e la sovrapposizione degli errori iniziava a far intravedere dei cambiamenti percepibili che non fossero la semplice perdita di dettagli.

Le attività professionali in campo fotografico di Erica, gli impegni lavorativi come curatrice e operatrice culturale di Elena e il mio incarico di insegnamento in Toscana, diradarono i momenti in cui potevamo portare avanti una pratica condivisa e nel 2015 Ordinaria Amministrazione si sciolse ufficialmente.
Oggi spesso i colleghi delle materie artistiche mi chiedono: “Hai fatto l’Accademia di Belle Arti anche tu, c’è un sito dove si posso vedere i tuoi lavori?”
Il sito è questo, i lavori sono in classe… ma non sono “miei”.
Ho scelto di studiare arte perchè pensavo fosse lo strumento privilegiato per darmi e dare la possibilità di vedere le cose in modo diverso, come fossero sempre nuove. Oggi la quotidianità mi dimostra che, in questo senso, la pratica artistica più potente che esista è l’attività didattica.